“Il mito greco insegna che si combatte sempre contro una parte di sé, quella che si è superata, un antico sé stesso. Si
combatte soprattutto per non essere qualcosa, per liberarsi.
Chi non ha grandi ripugnanze non combatte”.
Cesare Pavese
Sono sopravvissuta al parto, alle cadute dal lettino, ai bulli delle elementari, all’amore non corrisposto delle medie, ad un paio di bocciature, ai fallimenti lavorativi, ad un incidente in autostrada, ad un matrimonio lampo e un divorzio eterno, ad una pericolosa reazione allergica, alla morte dei miei genitori… a quarant’anni questa è la norma. Sono una comune superstite del quotidiano.
Nei videogiochi, fino a qualche decennio fa, avevi tre vite. Tre possibilità per saltare o sparare o girare al momento giusto. Se sbagliavi, servivano altre monete. Oggi il bello dei videogame è che puoi giocare all’infinito e senza andare al bar. Ma la vita, nella sua essenza, è rimasta quella degli anni ottanta: si muore una volta sola. Eppure, con le sue monetine nelle tasche, l’umanità resiste. Combatte, lotta, si dibatte, a volte si lascia vivere, altre viene travolta. E’ un’apocalisse mai catastrofica fino in fondo, un disastro continuo e patinato nonostante i soldi che mancano, i figli adolescenti, la casa che non c’è o costa troppo, il lavoro che consuma, il corpo che va a pezzi e non sai più come tenerlo insieme. C’è differenza fra vivere e sopravvivere?
Qui e Ora Residenza Teatrale è una compagnia di produzione, lavora su drammaturgia autografa e ama confrontarsi e collaborare con altri artisti per dare vita alle proprie opere, in un meticciamento di linguaggi e visioni. Le produzioni degli ultimi anni sono: Con tutto l’amore del mondo – progetto site specific per abitazioni private, Madri – concerto di sbagli e intimità con lo sguardo di Elena Bucci, Saga Salsa regia di Aldo Cassano, My Place – il corpo e la casa regia di Silvia Gribaudi finalista Inbox 2017.